martedì 31 marzo 2009

2. La libertà

Il cielo era scuro, scuro come il mare, era come se il cielo fosse il mare, e la stessa terra sembrava essere formata della stessa sostanza, un buio infinito.
L'oscurità mi aveva avvolto, l'oscurità aveva avvolto il mondo. Guardai ancora una volta quel cielo indistinguibile, e mi sentii solo. Avevo lasciato i campi e il villaggio, dimenticato le canzoni del raccolto, dimenticato il sapore del primo vino e l'odore della propria casa.

Avevo scelto la libertà, e ora cercavo di orientarmi dentro di essa come fa il cucciolo dell'asterione sulle cime dei monti, quando cerca il suo genitore e non lo trova.
Così io non vedevo Ulterion, la stella del Conforto, la stella che buca le nubi e le nebbie,
bianca e solidale anche nei cieli di neve.
E cercandola iniziai a sentirle. A sentire le presenze di spiriti tormentati che mi mettevano in guardia, dall'oscurità, dalla solitudine. Ma io non le ascoltavo, e iniziavo a urlare parole arcane e ancestrali in qualche lingua morta di antiche razze elfiche.
Ma nelle mie urla non sentii il colpo di ascia che mi mozzò il capo.

...

Mi svegliai, e corsi fuori dalla mia casa, nel mio villaggio, tra i miei campi...
Ero sempre stato libero, solo, nella mia vita passata un'altra libertà mi era venuta a cercare. 
E mi aveva preso.

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