venerdì 27 marzo 2009

1. La festa

Non avevo mai sentito i bicchieri tintinnare tante volte come la sera in cui tornai.
Ero stato in posti che la maggior parte delle persone presenti in quella bettola non avevano neanche sentito nominare, ma ogni panca su cui mi sono seduto era troppo scomoda al pensiero delle panche di Armagh, ogni pane troppo secco, ogni cinghiale troppo cotto.
Quando entrai c'era Armagh il gigante al centro della locanda che faceva uno dei suoi numeri. Questa volta teneva uno dei suoi garzoni per la testa e lo muoveva come fosse un burattino. Quel poverino rideva come un matto ma si sarebbe ritrovato sul collo i segni delle manone di Armagh per settimane.
Una volta l'ha fatto anche con me.
"ARMAGH!" gli urlai.
Lui si girò, e il suo sorriso si trasformò per un attimo in un'espressione stupita. Solo per un attimo. Gettò via il garzone come una pezza, e in meno di un secondo avevo il collo schiacciato in quelle sue braccione pelose. Le urla di Armagh poi, sono un qualcosa in grado di far perdere le foglie ad un albero in estate. Senza considerare il fiato.
"Armagh mi stritoli!"
"Brutto figlio di tua madre, cosa diavolo ci fai qui?"
"Sono tornato Armagh. Tornato."
"Maledizione, ne devi avere di roba da raccontare, porto due boccali, che a parlare senza bere si secca la lingua."
Ma il paese è piccolo, e in meno di un'ora la locanda si era riempita di tutti i miei più vecchi amici che facevano a gara per abbracciarmi. Per tutta la sera non riuscii a rispondere a nessuno, perché appena cominciavo una storia subito arrivava un altro e dovevo ricominciare tutto daccapo.
Nella calca riuscii a parlare un po' con Zoran, che aveva ereditato la forgia dal suo vecchio padre, con Millton che aveva trovato qualcuno abbastanza pazzo da comprare i suoi quadri, con la dolce Riissa, che non salutai neppure prima di partire, e con Naronil, che era così incredulo del mio ritorno che quando mi vide saltò sul tavolo così sgraziatamente che scivolò subito giù, spaccando due sedie.
I bambini giocavano tra le gambe del tavolo, contenti perché i genitori si erano completamente dimenticati di loro. Uno mi guardò e mi disse: "Signore, sei andato più lontano dello stagno a valle?" e io sorridendo gli dissi: "Un pochino". Lui scappò via urlando che fossi pazzo, perché oltre lo stagno ci sono solo i mangiabambini. Se non fosse corso via, gli avrei raccontanto del deserto rosa a nord di Parranir, dove ci sono dei vermi-talpa colossali, in grado di divorare un bambino in un solo morso.
O forse no.
"Dicci la verità, sei ritornato per la mia birra scura, eh?"
"Armagh, persino il sudore del mio cavallo rinfresca più di questa brodaglia, ma, se devo essere sincero: si, mi è mancata."

3 commenti:

  1. Efess che bello, mi è venuta voglia di andare alla locanda di Armagh pure a me quando l'ho letto... molto familiare.

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  2. come sono i vermi talpa? voglio un capitolo solo su di loro... a presto...

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  3. MMM... Questa locanda ricorda qualcosa di familiare anche a me... :D Vi prego, voglio la scena di Armagh che propone al garzone di giocare alla marionetta e il ventriloquo!!! XD

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