sabato 28 maggio 2011

8. Antiche leggende e nuovi orrori


Lucien, non ha mai avuto un chiaro senso della solennità di alcuni momenti, per questo mi chiese di incamminarci verso casa prendendo per il Sentiero dei nani, nella speranza che di trovare ancora qualche moneta abbandonata, come vuole la leggenda.

"Allora Lucien, queste sparizioni?"
"Io non so cosa ti abbia fatto mio padre, ma è chiaro che il tuo ritorno non è casuale. Non ti sembra strano che il giorno prima scompaia la pietra nera e il giorno dopo tu torni dopo sedici anni?"
"Non saprei Lucien, non so leggere il destino, non comprendo nemmeno i miei sogni..."
"So dei tuoi incubi frequenti. Mostri del tuo passato, ma che tu temi di rivedere nel futuro."
Lo fissai turbato, cosa poteva saperne l'ingenuo Lucien dei fantasmi che abitavano le mie notti? Del sangue e delle violenze, della morte, dello strazio della perdita, del buio delle caverne di Odargoth, dove neanche i monaci Dan oserebbero più entrare?
"Dopotutto sono figlio di Mikhail, anche se lui non vuole che io ne sia cosciente dovrò prendere il suo peso.
Comunque sia, ciò che so non è molto, sai com'è mio padre, non condivide tutto, e alcune confessioni da vecchi, eremiti e moribondi riesce a raccoglierle soltanto lui. Di fatto tutto è iniziato circa sei mesi fa, quando il gelo stava per terminare."
"Quando io ho lasciato la città di Iragor, per tornare ad ovest." Pensai.
"Una notte, la luna si oscurò e iniziammo a sentire muggiti e belati da ogni stalla e ovile del villaggio. Ci precipitammo fuori, mio padre guardò a nord: Ultherion era buia, disse che era un cattivo segno. Dopo pochi istanti vedemmo lingue rosse proiettate nel cielo nella direzione di Egafloss. Non ci fu altro da vedere e dopo poco anche gli animali tornarono quieti, compresi gli animali notturni, non si sentivano né gufi, né la corsa delle donnole. Il giorno dopo Mikhail mi chiese di portarlo a Egafloss; ci arrivammo dopo due giorni, il monastero era stato bruciato fino alle fondamenta, ma non si vedeva nessuna figura intorno, nessuno aveva portato aiuto, nessuno era lì a piangere. Ci recammo al villaggio, regnava un silenzio di morte.
Ogni casa aveva le porte spalancate, e delle rune incise sugli architravi, rune nere, Mikhail non volle tradurmene il significato, né disse niente per tutto il tempo che rimanemmo a Egafloss. Vicino al pozzo trovammo un tino per il mosto, emanava un odore nauseabondo, mi arrampicai e misi una mano nel tino, era sangue! Il tino era colmo di sangue. Sento ancora i conati di vomito."
"Un tino da mosto pieno di sangue non è possibile, saranno stati almeno cento galloni!"
"Forse di più. Comunque, Mikhail era scomparso, iniziai a chiamarlo a gran voce, ero spaventato, finché non lo sentii: -Smettila Lucien. I morti non possono farmi nulla.
Era chino presso un cadavere senza occhi e con una cavità aperta nel petto, lo coprì subito con il suo mantello. Poi mi disse: -Ogni luogo ha un destino, ma quando pensiamo di averlo compreso vediamo che ci eravamo sbagliati oppure che il nostro destino cambia. In questo caso entrambe le cose, figliolo. Portami a casa.- Tornammo a casa. Eventi come quelli non ne ho più visti, ma so che Mikhail ha parlato con molti viandanti, e so per certo che la stessa cosa è avvenuta a Igerfold e Doomedie. Questo è ciò che so."
Egafloss, Igerfold, Doomedie, una leggenda mi tornava in mente. Una leggenda di follia, in cui una notte i monaci Dan e i druidi, dopo la battaglia dei campi Catalautici in cui il nostro mondo fu liberato dal potere malvagio di Orador, ne incatenarono l'anima nelle viscere della terra e divisero la mappa del luogo in otto parti, affidandone ogni pezzo a un monaco guardiano o a un druido. Egafloss, Igerfold, Doomedie, e Albadas si diceva fossero i monasteri; Perikles, Markus, Mikhail e Luithios si diceva fossero i nomi dei druidi.

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