lunedì 13 giugno 2011

9. I monaci Dan

"Dov'ero arrivato a raccontarti?"
"Della nave"
"Ah, giusto. Beh dopo la nave... dopo... ho conosciuto... chi ho conosciuto? Accidenti, ne ho passato di tempo fuori casa..."
Mi fermai un attimo a tirare il fiato. Avevo avuto una vita che non poteva essere raccontata senza perdere il segno, ma la vallata che avevo di fronte era la sola cosa al mondo che, quando ci posavo lo sguardo sopra, mi faceva provare una fitta al petto. Pensai che se avessi potuto mettere dei puntini ad indicare ogni posto in cui avessi fatto qualcosa di divertente, l'avrei riempita.
"Comunque, qualche compagnia e qualche anno dopo, mi trovavo sui monti dello Zapotec. Quei monti hanno il potere di divorarti. Il fatto che avvengano così tante tragedie su quei monti gli hanno fatto valere il nome di "Monti perduti", perché quella è terra persa, da lì non si può passare. Mi trovavo lì perché... no no, così non va bene... lasciamo perdere come ci arrivai, il bello viene dopo."
Strappai un sorriso a Lucien.
"Insomma, ad un certo punto, iniziai a sentire delle voci. Voci strane, da ogni angolo del bosco. Inizialmente pensai ci fossero dei briganti che volevano assalirci, ma le voci si fecero confuse e... dense. Le voci le potevi quasi toccare, come se ti stesse parlando in faccia un uomo invisibile. È una sensazione indescrivibile sentire una voce che ti sussurra nell'orecchio, girarsi, e non vedere nessuno. Senza neanche accorgermene ho iniziato a correre, sempre più veloce, ma le voci continuavano, come se fossi fermo. Stavo quasi per impazzirne, quando mi è sembrato di scorgere da lontano un muro, forse un portone. Lo raggiunsi urlando come un pazzo. Non volevo più sentire quelle voci e coprirle con le mie urla era la sola cosa che mi venne in mente. In realtà mi venne in mente anche di sfondarmi le orecchie col mio coltello, e credo che l'avrei fatto se fossi stato costretto nel bosco ancora un po'. Ma fortunatamente il portone era aperto, e non appena vi entrai sentii una improvvisa sensazione di benessere. Erano dei monaci protettori, druidi che avevano preso la via dell'eremita per provare a curare la terra. Mi raccontarono che quello era il loro monastero, e che qui, pregando e meditando cercavano di raggiungere un livello di purezza tale da non poter essere corrotti da un essere terreno. Il vero motivo per cui stavano succedendo quegli avvenimenti era un potente incantesimo di reincarnazione, lanciato da un druido novizio su tutto il bosco. Anche se debole spiritualmente il novizio era riuscito a eseguire il rituale in maniera corretta. Ma quando lui stesso divenne il bosco, impazzì istantaneamente. Il suo corpo è come esploso dall'interno, sparpagliato per l'intera foresta, ma il suo spirito era imprigionato in un diverso livello di coscienza, che non riusciva a comprendere. I monaci mi dissero anche che solo una volta nella storia era riuscita una cosa del genere, ma questa, è ancora una volta un'altra storia.
E così, mi diedero il benvenuto nel 723esimo monastero dei Monaci Dan."
"Monaci Dan? Ma non sono quelli della leggenda? Quindi loro non fanno parte della leggenda, esistono davvero?"
"Lucien, loro esistono davvero, e la leggenda è solo una storiella romanzata di quello che è successo davvero. Di quei giorni, ci sono dei manoscritti, o meglio, dei "disegni". Sono tutte le incisioni che vengono fatte su tutte le pietre utilizzate per il monastero. Serve sia ad insegnare la storia ai nuovi adepti, sia a temprarli e metterli alla prova. E credimi, quando passi 10 anni solo ad incidere pietre per la tua stanza del monastero, il maligno può ben poco. Mi raccontarono tutto questo e mi diedero breve ospitalità ma io capii di non essere il benaccetto, a meno di passare 10 anni a incidere pietre. Così, gli chiesi soltanto una benedizione temporanea, sufficiente a farmi riattraversare il bosco. Benedissero per me un medaglione, una pietra finemente decorata con il simbolo dei Monaci Dan e quello della magia dei druidi (perché a volte si impazzisce a incidere per 10 anni, e allora si diventa solo degli ottimi scalpellini), dicendomi che la benedizione sarebbe bastata a garantirmi libera uscita dal bosco, svanendo lentamente in seguito. Dovrei avercelo ancora, da qualche parte. Ad ogni modo, la differenza fondamentale tra la leggenda e la storia, è che nella storia ci sono i nomi. Ed uno di essi è Mikhail, druido di Egafloss."
Lucien fece un'espressione di tale stupore che per poco gli occhi non gli schizzarono via.
"Mio padre? Contro Orador???"
"Forse era suo nonno. Ma siamo quasi arrivati, puoi chiederglielo tu stesso"

2 commenti:

  1. Cazzo bro, quando l'ho letto m'è venuto mal di testa come quando leggevo "Se una notte d'inverno un viaggiatore":

    C'è il nostro protagonista che parla con una sintassi più confusa di Mimmo, e una consecutio presa dai discorsi di Calderoli (e. g. "ho iniziato a correre etc." è tutto al passato remoto, no?)
    Lucien e il nostro protagonista parlano come due minchioni.
    Comunque la parte dell'impazzimento dovrebbe essere più approfondita, sembra un ricchioncello che impazzisce per due voci.
    Hai usato la parola "shock"! Sono rimasto shockato.
    "Capii di non essere il BENVOLUTO" direi piuttosto "benaccetto" "un ospite gradito" etc. come fanno a non volerti bene degli eremiti santi? (Ma ti sei visto Solomon Kane, ah?) La cosa del medaglione non si capisce una minchia sui simboli.

    Anyway, mi sentivo molto critico, lo so, è che c'ho lo scazzo addosso.

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  2. ok c'avevo gli occhi incrociati, in più c'è lui che sta scrivendo di quando ha raccontato a lucien di quando i monaci gli hanno raccontato la storia. L'italiano non ha abbastanza tempi in questi casi. Cmq ora mi sembra corretta, almeno grammaticalmente e anacronisticamente. Ma lo scambio di battute è talmente esiguo che non riesco a capire a che parte fai riferimento quando dici "Lucien e il protagonista parlano come due minchioni". Sii più specifico, un po' perché non c'ho testa, un po' perché penso che pure avendocela non penso troverei altri grossi problemi..

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