domenica 24 maggio 2009

5. Il druido





"Sta' fermo"
Mikhail sollevò della cenere dal braciere al centro della stanza e me la lanciò contro. I miei riflessi per un attimo mi ordinarono di schivare, ma riuscii a restare fermo. La cenere calda mi prese in pieno sul viso: non era una sensazione spiacevole, ma quella mistura puzzava come l'inferno. Mikhail mi si avvicinò, mi impastò un po' la cenere sul volto e pronunciò poche parole in una lingua a me sconosciuta. Alla fine, me la tolse con un colpetto sulla faccia e disse secco: "Andiamo".
Appena uscii fuori fui preso da una sensazione di panico. C'erano centinaia di odori nell'aria. L'aroma di agnello alle verdure era penetrante, ma c'era dell'altro. Mi girai verso Mikhail disorientato, ma lui sorrise, mite.
"Avrai bisogno di tutto l'aiuto possibile, questo è solo un piccolo assaggio". Lentamente, mi sembrò di riuscire a discernere il timo, la salvia, l'erba rossa, il comino e il sangue dell'agnello. Non so dire perché ma capii che l'agnello era maschio e che era in salute, prima di essere sgozzato. Ma questi erano solo i predominanti. Mi sembrava di riuscire ad annusare i papaveri che crescevano in mezzo al grano, i rampicanti azzurri sulla parete di casa mia, lontana. Lo stesso grano aveva acquistato un odore leggero, riconoscibile.
Troppo presto però arrivò Rosaria.
"Allora è vero! Avevo sentito voci in paese, stamattina: sei tornato!"
Di nuovo braccia attorno al mio collo. Questa volta però sensazioni uditive e olfattive mi rendevano incredibilmente difficile parlare. In mezzo agli stessi odori di prima sentii un aroma, che incredibilmente riconobbi come quello del sapone blu che impastava Mikhail. Ma era da anni che non lo sentivo.
"Odori di sapone, Rosaria"
Mikhail ci separò dall'abbraccio e mormorò delle parole nell'orecchio della moglie.
Quella mi guardò e mi sorrise, con quel sorriso comprensivo che solo agli anziani riesce così bene.
"Non l'hai ancora capito, vero?"
Lo guardai stranito. Il vecchio Mikhail era un druido della foresta. Mai una volpe era entrata nel suo ovile, mai un cane aveva ringhiato verso di lui.
"Ti ho trasmesso alcuni semplici poteri. Cerca di prendere lentamente consapevolezza di questi tuoi nuovi sensi. Ma tienili a bada. Alcuni impazziscono perché non riescono più a vivere come prima. Ma tu sei cresciuto, hai visto il mondo e hai deciso di tornare. Le tue braccia... Questi sono i segni delle asce dei boscaioli di Trevor."
Era vero, ma non pensavo che qualcun'altro avrebbe mai potuto notare quelle piccole cicatrici negli avambracci che lasciavano i manubri di quelle asce.
"È chiamata "La foresta di pietra" perché ci sono gli alberi più resistenti del mondo. Si dice che chi riesca a segare un albero di Trevor possa spezzare qualunque altro albero anche a mani nude. E ora che ti vedo, inizio a credere che non sia solo una leggenda. Puoi farlo davvero?"
Lo guardai disorientato, ma risposi come rispondono tutti i boscaioli di Trevor: "Non lo so. Non sono mai stato attaccato da un albero"
Rise, il vecchio Mikhail, ma io continuavo a sentirmi uno schifo.
"Se ti hanno accetato a Trevor, vuol dire che sei abbastanza forte per reggere anche quest'ultima prova. Lucien invece, li userebbe soltanto per trovare una ragazza ben disposta. Magari un giorno, ne farò dono anche a lui. Dopo pranzo, voglio che tu e lui andiate alla cascata. Sono sicuro che sai ancora riconoscere le tracce nel bosco come ti aveva insegnato a fare tuo padre, ma ora guarda con questi tuoi nuovi sensi: fiuta il vento, tocca l'aria, ascolta l'acqua. Avranno molti più segreti da raccontarti. Se sei indeciso torna da me, ma stai sempre all'erta. E ora, se la smetti di ansimare, sono proprio curioso di sapere se hai il coraggio di dire che hai mangiato un agnello migliore in qualunque angolo del mondo ti sia andato mai a cacciare."

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